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6th ANNIVERSARY PROJECT - TRE PERSONAGGI IN CERCA DI UN ROBOT -NEON GENESIS EVANGELION-

La scrittura dell'articolo su Neon Genesis Evangelion è stata una delle esperienze più esaltanti che ho avuto qui sul Blog, Popolo della Rete, vuoi per l'ottimo riscontro, o più semplicemente per l'argomento che non tutti hanno mai analizzato nel profondo (lo potete trovare QUI). E sul capolavoro Gainax sono state stese pagine e pagine, scritte sia dal pubblico che dalla critica, che hanno elevato uno delle opere più iconoclaste di sempre in una dimensione di sacralità raggiunta da pochi altri prodotti (Akira e Ghost in The Shell sono altri esempi nel panorama Nipponico), vuoi per la qualità della storia, dei dialoghi e degli intrecci tra i personaggi, o della produzione generale. Ma cosa rende Evangelion tale? Gli scontri con gli Angeli? No, non direi. Gli Eva stessi, questi mostri di carne e metallo tanto affascinanti quanto terrificanti? No, nemmeno questo. Evangelion è tale per un piccolissimo dettaglio: è svilente. Ma arriviamoci per gradi a questa affermazione.



Se c'è una cosa certa in Evangelion è che la componente Robotica, per quanto ben sviluppata e importante sotto certi spunti di sviluppo, può essere tranquillamente considerata accessoria ai fini dello scopo che Hideaki Anno si era posto durante la creazione di suddetto Anime, ovvero una continua, forsennata ricerca di una qualsiasi forma di felicità, che in quel periodo era completamente assente nella vita dell'autore: ecco come nasce il primo personaggio, l'alter ego di Anno nell'Anime, Shinji Hikari.


Protagonista sfaccettato e incomprensibile Shinji, in perfetto equilibrio tra la frustrazione e l'inettitudine, incapace di scegliere e nonostante tutto mosso da emozioni altrettanto sfaccettate all'interno della storia, della sua storia, un'esistenza intera portata avanti per uno scopo tanto buono nelle premesse quanto terribile nel suo sviluppo: essere felice. in fondo Shinji non vuole che questo, la felicità nella vita di tutti i giorni. Un atteggiamento nobile, certo, ma si è detto che i suoi sviluppi saranno terribili; in un primo momento, questo eroe alquanto anomalo tenta di raggiungere questa sua dimensione di benessere nel peggiore dei modi, ovvero cercando approvazione da un padre che lo ha sempre ignorato, salvo poi rifugiarsi nello staff della Nerve, in Misato sopra a tutti, attraverso l'Evangelion stesso. Ma, fallito completamente quest'ulteriore approccio, erroneamente tenta di trovare la felicità in un qualcosa di vicino ad un sentimento di amore, anche qui in perenne bilico tra due poli uno diametralmente opposto all'altro: Rei Ayanami e Asuka Soryu Langley.




le due figure femminili prese in considerazione sono due modi diversi l'uno dall'altro di interpretare un unico modello, quello materno; Shinji crede infatti che trovando l'amore in Rei o in Asuka potrà ritrovare la madre perduta, cosa comprensibile in un soggetto affetto da un deviato Complesso Edipico, ma completamente distruttivo per una qualsiasi crescita psicologica. Ma nessuna delle due è capace di riempire il vuoto del Third Children: 
Asuka presenta un carattere chiassoso e sconvolgente, ma allo stesso tempo possiede le stesse psicosi di Shinji, una su tutte la morbosa ricerca di approvazione nelle sue azioni. E quindi, essendo identica al protagonista, è incapace di mantenere un ponte di collegamento stabile dal quale possa scorrere comprensione ed intesa sentimentale, lasciando spazio al disprezzo, all'incomprensione e alla solitudine. Una solitudine ed un'incomunicabilità che li accompagnerà fino alla fine del loro percorso.

Rei invece è in tutto e per tutto il contenitore per eccellenza, uno spazio vuoto (modellato ad immagine e somiglianza della madre di Shinji) da riempire con una volontà, che però non è quella di Shinji, bensì quella di suo padre Gendo, accecato dal desiderio di ritrovare la sua amata perduta nei meandri dell'Evangelion 01. E tuttavia capace, all'apice degli eventi che porteranno a compimento il Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo, di far scaturire in sé qualcosa che una marionetta non dovrebbe possedere, ovvero il Libero Arbitrio. Tuttavia è un processo che non si può minimamente conciliare con l'animo tormentato di Shinji, che rimane, per tutto lo svolgersi della storia, un inetto, vero motore immobile di tutta questa vicenda. Laddove Rei segue un processo evolutivo di maturità, Shinji segue il percorso inverso, regredendo ad una psiche infantile, e quindi incapace di stare al fianco della First Children.



È stato detto più e più volte come Shinji sia un personaggio in cerca di una dimensione per la quale non vuole però muovere un solo passo, pretende la felicità, ma non vuole farsi del male e ferirsi per ottenerla. Va da sé che appena il talento insito nella sua persona comincia a ridimensionarsi alla media lui blocca tutto, attendendo qualcuno che svolga il compito a sua volta (palese il dualismo tra la sua predisposizione a pilotare l'Eva e quella per il Violoncello, nessuna delle due coltivate fino a farle splendere): è il caso di Misato, di Kaworu poi, di Asuka, in quel famigerato e disperatissimo dialogo presente nel The End of Evangelion, di Rei, e infine di sua madre. Tutte persone che in un modo o nell'altro non hanno permesso a Shinji di poter evolvere ad essere dotato di Libero Arbitrio, e che sviluppa un'indesiderata dimensione senza possedere una qualsivoglia volontà d'essere. in una frase, Evoluto senza Volerlo. Un Oltre-Uomo che non ha la benché minima voglia di esserlo.




Ma arrivato al capolinea, Shinji si ritrova finalmente in uno spazio fino a quel momento interdetto alla sua parte inconscia: ha la possibilità di scegliere. Questo bivio dalle strade infinite porta il Third Children a scandagliare ogni possibile variabile che porterebbe una sua possibile scelta, e ritrova dimensioni dove gli attori sono sempre gli stessi, ma il ruolo cambia (Misato è la sua insegnante, Asuka è l'amica d'infanzia che prova segretamente dei sentimenti per lui, Rei è la nuova arrivata con la quale instaura un insolito imprinting, i suoi genitori sono presenti e lo amano) ed ecco come alla fine si ritrova a pensare, per un solo istante, che anche senza l'Evangelion potrebbe condurre un'esistenza serena. Ma questa scelta è troppo comoda, una vittoria di Pirro, e quest'opzione viene demolita completamente da Asuka (nel famoso dialogo/monologo del The End), che rinfaccia a Shinji il fatto che rimarrà, in ogni possibile opzione, uno stupido. Ancora una volta i due continuano a non comprendersi e a distruggersi, perché in fondo sanno che è l'unico modo che hanno per avere una sottospecie di dialogo. 




Ed è qui che risiede la risposta in tutto questo ex-cursus, Shinji comprende che non sarà felice, fino a quando sceglierà di essere il pilota dell'Evangelion, e tuttavia sa anche che qualunque possibilità sceglierà, dovrà escludere a priori una qualsivoglia realtà in cui non sia presente l'Evangelion stesso. Ecco dove palesa, infine, la natura svilente dell'Opera. 
Pensateci bene: il finale dell'Anime si chiudeva con Shinji che arrivava ad una risposta, "Posso essere felice anche senza l'Evangelion", risposta che viene completamente demolita da Asuka nel The End, che da il via alla ricerca, da parte di Shinji, di una realtà dove possa essere sia il Third Children che una persona soddisfatta di se stesso, creando la dimensione del Rebuild, che tuttavia collassa non appena travalica quello che è il suo personaggio (Shinji nel 2.0 esercita una forza di volontà che non ha mai posseduto, cosa che lo rende, in definitiva, un personaggio completamente nuovo), e si ritrova, per l'ennesima volta, in balìa degli eventi senza poter compiere alcuna scelta (viene fatto prigioniero dai suoi ex-alleati, viene costretto per l'ennesima volta a pilotare un Evangelion da suo padre, assiste inerme alla morte di Kaworu), tornando a conti fatti alla situazione iniziale di inetto. Un circolo che non avrà fine, fino a quando non uscirà il tanto agognato quarto capitolo del Rebuild.




E questo, era il mio personalissimo pensiero riguardo al triangolo Shinji-Asuka-Rei di Neon Genesis Evangelion, che rispecchia anche il titolo di suddetto ex-cursus, tre personaggi interpretati da tre attori che non possono fare a meno dei loro Robot per poter vivere. Ringrazio Dummy System, uno dei Blog più interessanti che abbia letto riguardo l'argomento, il sempre-verde Cavernadiplatone, che mi ha ispirato dopo una ri-visione del suo video su Evangelion, i Talkin' Heads e Diego Armando Maradona. Fatemi sapere cosa ne pensate voi di questo capolavoro della Gainax lasciando un commento qua sotto, noi ci rivediamo ad un prossimo post. CIAOCIAO.

Commenti

  1. Grandissimo post, grandissima analisi.
    Che dire, i finali (serie, The End) sono diversi anche per via del budget.
    E per il messaggio: Shinji che dichiara di come può essere felice anche senza Eva, è Anno che esorta i fan a essere felici anche senza i loro feticci nerd (o otaku, in questo caso specifico). Un fenomeno costruito ad arte, Evangelion, divenuto culto. E poi tolto di colpo con due episodi finali decostruttivi.
    Certo, poi torna in altre forme.

    Comunque sì, concordo con la tua analisi sui personaggi :)

    Moz-

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    1. Per quanto riguarda il Budget hai ragione, tuttavia Anno se l'è giocata ottimamente, facendo proprio il detto "il genio nasce dalla necessità". Resta da vedere come andrà a sviluppare il finale del Rebuild,e quale risposta riuscirà a dare alla domanda che Shinji si sta facendo praticamente da vent'anni. Grazie ancora per i complimenti =)

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    2. Guarda, io manco me lo chiedo, per il Rebuilt.
      Abbiamo tutto negli anni '90, io all'epoca ero ancora giovane ma seguivo con impazienza questo fenomeno e la sua decostruzione finale, coi fan incazzatissimi con Anno... Mi bastò per capire che, budget o meno, fu un capolavoro :)
      Prego: quando una cosa è fatta bene, si deve dire. Complimenti! :)

      Moz-

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    3. E te pensa che ai tempi lo vedevo e non ci capivo una beata mi#€hia XD. Praticamente non avendo sintonizzato bene MTV vedevo un episodio ogni morte di papa, e non capivo cosa diavolo succedeva. Un ottimo modo per approcciarsi ad Evangelion, non c'è che dire

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