Le premesse sono sempre quelle, le conoscete tutti, tuttavia più di quanto fatto in precedenza ci tengo a sottolineare come le parole qui sotto sono state frutto di una visione di molti elementi presenti nell'Anime, che però non verranno presi in considerazione nella loro totalità (è pur sempre un pensiero critico, e non un'analisi completa frame per frame), e che soprattutto, mi sembra ovvio, sono squisitamente personali (prima o poi affronterò il problema della morte della recensione, lo giuro).Ci tengo a dire che la recensione avrà al suo interno contenuti non adatti ai minori e ingenti quantità di Spoiler, siete stati avvertiti. Detto questo, possiamo iniziare. Buona lettura.
È cosa risaputa storicamente che i Manga prodotti da Go Nagai, nella maggior parte dei casi, erano per lo più soggetti da presentare alla Toei per la produzione di una o più serie animate incentrate su quei determinati personaggi: era stato così per Grendizer, Jeeg Robot e tante altre opere del maestro. Tuttavia, ci sono stati sparuti casi in cui il prodotto cartaceo acquisisse una personalità ben distinta e più corposa di contenuti, tanto da risultare indipendente e parallelo dal prodotto animato, ed è proprio il caso che interessa Devilman, che presenta una caratura ben differente dal personaggio super-eroistico e Americanizzato dell'Anime. Frutto della frustrazione dell'autore nei confronti dei suoi detrattori, scandalizzati da quel La scuola senza pudore che aprì la liberalizzazione sessuale in terra Nipponica, Nagai recupera il concept di un suo precedente Shonen, Mao Dante, ampliandolo e contestualizzandolo in un Giappone fatto di perversioni, pregiudizio e xenofobia, mascherato però bellamente con orpelli e paesaggi da cartolina, senza dimenticare un contorno squisitamente Horror, con sbudellamenti, morte e violenze di ogni tipo. Una miscela esplosiva questa che porta ad un fragoroso successo, non solo di critica, ma anche di pubblico, conducendo il Manga nell'Olimpo della Letteratura Pop di tutto il mondo, ed emancipandolo completamente da quella versione animata così edulcorata e vivace.
Tuttavia una cosa che gli Studios negli anni hanno sempre mancato, portando al fallimento di alcuni progetti, è che non si è mai riusciti ad imprimere lo spirito del Devilman Manga in animazione: perfino la mai conclusa serie OAV, per quanto fedelissima all'opera cartacea (che da qui in poi chiamerò DMM) falliva nell'avere una sua personalità, per non parlare poi del discutibile Amon-The Apocalypse of Devilman, tanto bello graficamente quanto inutile, vuoto e pacchiano narrativamente.
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Amon-The Apocalypse of Devilam e Devilman OAV, due prodotti che sono più delle mere aggiunte per i fan che opere fatte e finite apprezzabili da tutti |
Come si pone allora, dopo queste premesse, l'Anime di Masaaki Yuasa (regista dietro a The Tatami Galaxy e Ping Pong -The Animation-) prodotto e distribuito da Netflix? Come una perfetta ed impeccabile Variazione sul Tema: è Devilman, anzi, è ESATTAMENTE Devilman, con tutti i concetti e momenti storici del Manga, in molti casi migliorati ed impreziositi durante la loro riproposizione. Ma è anche qualcosa di completamente nuovo, che differisce sotto molti aspetti (piccoli o grandi che siano, non fa importanza) da DMM, e lo emancipa da qualsiasi paragone e giudizio fine a sé stesso di Aficionados che si indignano sul fatto che Akira non sia orfano. Non è certo per queste amenità che Devilman viene amato ancora oggi. Questo perché Nagai con DMM aveva beccato non solo le tematiche, ma anche i tempi giusti (nell'Opera originale si percepisce perfettamente la paura ancora viva e palpabile di un Olocausto Nucleare attuato da Stati Uniti e URSS durante la Guerra Fredda), e Crybaby, proprio come allora, centra il bersaglio toccando quelli che sono i temi caldi del momento, e che alla fine non sono mai cambiati più di tanto negli anni: Conflitto, Xenofobia, Odio, Paura e Sesso. Tanto Sesso.
L'ultima tematica presentata poc'anzi nell'anime di Yuasa viene esasperata e portata ad un eccesso che nemmeno Nagai aveva ritenuto immaginabile in DMM: in un'epoca come quella di Internet, dove la Pornografia è ormai alla portata di un click (portando conseguentemente ad una svilente inutilità del piacere, non più come esperienza sensoriale ma come sfogo fine a se stesso) e dove la perversione più deviata può trovare il proprio soddisfacimento tramite il Dark Web, il regista bombarda continuamente gli occhi dello spettatore di scene a sfondo sessuale, fino a sfociare poi in una Grottesca e deviata mutazione (Demoniaca in questo caso) di tali riferimenti. Perché per quanto possa essere distorto, manipolato, demonizzato e raccapricciante, il pensiero al sesso in quanto tale è presente in tutti noi, in quanto facente parte della sfera Animale della mente umana. E tutto questo sesso assume una dimensione ancora più disturbante grazie all'atmosfera acida dell'Anime, fatta di Neon e colorazioni psichedeliche e da quantitativi ingenti di droghe e allucinogeni.
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Omosessualità, Prostituzione, Sadismo e Sesso orale vengono presentate senza censure di sorta, e bombardate nelle menti degli spettatori con luci a Neon ed LSD... |
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... Per essere successivamente distorte dall'avvento del Diabolico e Grottesco affresco che Yuasa, come Nagai ai tempi, dipinge nel tentativo di descrivere il livello più basso dell'essere umano |
E se la tematica cara all'autore originale assume questi connotati che ne ravvivano la fiamma, il resto non è certamente da meno: tutto in Crybaby concorre ad accrescere la disperazione e l'odio che Akira comincia a provare nei confronti prima dei Demoni, poi degli Uomini, e infine nei confronti di Satana stesso. Abbiamo finalmente modo di poter assaporare lo scontro tra il protagonista e Xenon, comandante delle forze Demoniache, che in questa nuova versione cova un sincero risentimento gerarchico nei confronti di Satana, e la battaglia finale assume delle connotazioni epiche che Nagai aveva volontariamente omesso, per lasciare invece spazio alla deflagrazione più totale. Ma questo come detto in precedenza è qualcosa che riguarda DMM, e Crybaby, per quanto consacri l'Opera originale, decide di intraprendere un percorso differente, fatto non di nuove tematiche (che ripetiamo sono le stesse del Manga), ma di nuovi contesti che per ovvie ragioni erano preclusi negli anni '70 (uno su tutti i Social Network, lama a doppio taglio di questo nuovo paradigma sociale in cui viviamo, capaci di convogliare enormi masse di odio e contemporaneamente di amore da ogni angolo del pianeta).
Il contributo dato poi dal comparto Artistico lascia senza fiato: la produzione a cura di Science SARU è semplicemente perfetta. Ogni frame è un'opera d'arte che può essere tranquillamente estrapolato e affisso in cornice, (basti osservare le immagini presenti in questa recensione per capirlo) dove colori carichi e saturi delle scene "Demoniache" si alternano alla piattezza e alla monotonia della vita di tutti i giorni, in cui gli ambienti asettici di un nido familiare o i sobborghi di una periferia Tokyense fanno da scenario per i drammi di Akira, sovrastati da grattacieli immensi dai quali, in solitarietà ascetica, Ryo tende i fili delle sue macchinazioni. L'uso di questa dicotomia tanto netta avvicina l'Opera ad atmosfere Burtoniane (con le dovute differenze, in quanto Burton descrive nei suoi film il mondo Creepy come positivo, imprevedibile e colorato, mentre quello umano come monotono, impolverato e negativo) e Refniane, con il paragone quasi obbligatorio con il debilitante The Neon Demon. Il tutto accompagnato da musiche Techno martellanti e penetranti assolutamente fantastiche (il remix di Devilman no Uta sopra a tutto e tutti, ovviamente).
Ma oltre tutto questo c'è qualcosa, raccontato molto sottovoce e quasi impercepibilmente, che aleggia in questo Anime, qualcosa di completamente nuovo e presente nel titolo stesso di questa nuova visione dell'Uomo Diavolo: il bambino che piange. L'inadeguatezza di un essere portato in una società che non gli appartiene e che, per quanto possa sforzarsi, non sarà mai sua. Un bambino che soffre in quanto incapace di amare, lui che, portatore della luce e prediletto da Dio, ha mosso guerra nei confronti del suo stesso padre. Un bambino isolato da tutto e da tutti, e incapace di trovare qualcuno che senta il suo pianto e li porga la mano. Fino a quando non giunge qualcuno, puro di cuore, che lo sente, lo percepisce, prova empatia e piange a sua stessa volta, perché non può farne a meno, perché è la sua natura. Il bambino allora smette di straziarsi, e nella sua concezione completamente deviata, decide di amare l'unico essere che abbia percepito la sua disperazione. Senza però capire che sarà lui stesso a portare alla morte quel ragazzo che tanto ha amato, per poi ricominciare il pianto, un'ultima volta, prima della fine. Semplicemente, un capolavoro.
Bene Popolo della Rete, la recensione finisce qui, spero che il mio pensiero sia arrivato a tutti voi, in quanto tenevo particolarmente a questa disanima su questa serie animata. Ci sarebbe tanto, tanto altro da dire riguardo Crybaby, ma verrebbe un post lunghissimo che non mi sento di affrontare. Io vi ringrazio ancora per avermi seguito in questo ex-cursus, vi invito a lasciare qui sotto il vostro pensiero riguardo questo capolavoro, e ne approfitto per ringraziare il sempre-verde Cavernadiplatone, Sommobuta e tutti coloro che ispirano da sempre questo mio percorso critico all'interno della cultura Pop che tanto amiamo. Ci rivediamo ad un prossimo post, CIAOCIAO, e ricordatevi che quando il Diavolo vi accarezza vuole la vostra anima.
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